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Dal rame al caffè: Cimbali è la regina delle macchine per espresso

Nata come bottega artigiana a Milano nel 1912, Cimbali Group è un’impresa familiare e un marchio globale, che ha esportato la cultura italiana del caffè in oltre 130 Paesi. E continua a innovare, tra design, sostenibilità e tecnologie smart.

Da piccola bottega artigiana nel cuore di Milano, a due passi dalla basilica di Sant’Ambrogio, a leader globale nella produzione di macchine per il caffè. Si potrebbe riassumere così la storia di Cimbali Group, realtà fondata nel 1912 da Giuseppe Cimbali come laboratorio per la lavorazione del rame ed evoluta nel giro di pochi anni nella fucina per la produzione delle prime macchine per il caffè.

Ma, in realtà, l’avventura di quello che oggi è un marchio presente in oltre 130 Paesi in ogni angolo del mondo, e che nei suoi tre stabilimenti a Binasco (Milano), Ghisalba (Bergamo) e Cappella Cantone (Cremona) sforna circa 50 mila macchine per caffè all’anno, ha un orizzonte molto più ampio.
Dal lontano 1930, anno di produzione della prima macchina, a oggi, Cimbali ha infatti contribuito a plasmare, far crescere e diffondere la cultura del caffè in Italia e nel mondo. E, contemporaneamente, si è imposta come riferimento per il settore a livello internazionale.

Il boom del dopoguerra e l’espansione internazionale

“Dopo la seconda guerra mondiale, con il diffondersi di nuove abitudini e una cultura del caffè sempre più radicata, siamo cresciuti rapidamente”, spiega Federico Cimbali, amministratore delegato del gruppo. “Le nostre macchine hanno iniziato a farsi conoscere anche all’estero, dando il via a un’espansione internazionale. Dapprima nei mercati Sud europei e poi oltre oceano, facendo leva sui molti emigrati italiani”.

La macchina per il caffè espresso, infatti, è nata in Italia. E qui ha le sue radici e una tradizione fortissima la cultura della tazzina di caffè.
Ma a sostenere il successo del marchio milanese sono state anche campagne pubblicitarie molto efficaci, grazie alle quali Cimbali è entrata addirittura nel linguaggio comune in Italia e all’estero. Basti pensare che “ancora oggi, in Portogallo, se vuoi un espresso al bar puoi chiedere un cimbalino”, racconta divertito Federico Cimbali. O che “in Turchia, “La Cimbali” è diventata sinonimo di macchina per il caffè”.

Visione, design e ricerca: le leve del successo

Non solo. Perché il successo dell’azienda, che a oltre cent’anni dalla nascita è rimasta saldamente nelle mani della famiglia del fondatore e nella quale oggi convivono la terza e quarta generazione, è frutto soprattutto di una visione sempre in anticipo sui tempi. Dalla scelta di affidare la guida operativa a manager esterni, già negli anni Ottanta, a quella di investire da sempre risorse considerevoli in ricerca e sviluppo. 

“Attualmente abbiamo un dipartimento R&D con più di 60 ingegneri e contiamo su 66 brevetti depositati”, sottolinea Fabrizia Cimbali, sorella di Federico e a sua volta amministratrice delegata. “Siamo anche il primo e unico produttore di macchine per caffè ad avere ricevuto il Compasso d’oro, per la macchina LaCimbali Pitagora disegnata dai fratelli Castiglioni e, nel 2012, per i nostri cent’anni, abbiamo aperto il nostro MuMac, il Museo della macchina per caffè che celebra un intero comparto produttivo dalle origini ai giorni nostri”. 

Oggi Cimbali produce sia macchine tradizionali sia super automatiche, rispondendo alle esigenze di un mercato che è sempre più ampio. Oltre a bar e ristoranti, le macchine Cimbali sono richieste dal settore alberghiero e da tutta una serie di altri comparti che, soprattutto all’estero, sono stati “contaminati” dalla diffusione della cultura del caffè, come ad esempio le stazioni di servizio e i minimarket nelle grandi città del mondo.

Una produzione globale, con radici italiane

Oltre l’85% della produzione viene venduta all’estero, dove Cimbali ha ulteriormente consolidato la propria presenza negli ultimi anni con l’acquisizione nel 2017 del brand americano Slayer. Un’operazione, questa, che ha garantito anche un ampliamento della capacità produttiva, con un quarto stabilimento a Renton (Seattle), negli Stati Uniti, al quale nel 2019 si è aggiunto un ulteriore sito produttivo, quello di Dolo (Venezia), grazie all’acquisizione di Keber, brand veneto specializzato nella produzione di macine d’acciaio professionali.

Quanto ai programmi futuri del gruppo, che in precedenza aveva acquisito anche Faema e Casadio, la strategia aziendale mette al centro la sostenibilità. Il percorso prevede l’incremento dell’efficienza energetica, la riduzione dell’impatto ambientale e l’adozione di soluzioni sempre più connesse e smart. Come una pianta di caffè che cresce generazione dopo generazione. 

Libero Quotidiano, 15 marzo 2025

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