Con Ho un fuoco nel cassetto la scrittrice pugliese ci apre le porte del suo percorso di scoperta, crescita e consapevolezza e ci offre una straordinaria fonte di ispirazione.
Con Ho un fuoco nel cassetto, edito da Salani, Francesca Cavallo ci apre le porte del suo percorso di scoperta, crescita e consapevolezza. Lo fa senza esclusione di colpi… di scena che hanno spesso causato cambi di rotta e nuovi inizi, l’acquisizione di nuove competenze e l’accettazione di punti di arrivo imprevisti.
Tutto comincia da un piccolo comune pugliese, Lizzano, dove, come spesso accade, crescendo ci si rende conto che sebbene personalmente non si abbia ancora una piena consapevolezza del sé e dei possibili futuri sbocchi professionali, la società ha già scelto e puntellato di paletti il percorso di ogni singolo individuo a seconda di genere, estrazione sociale e chi più ne ha più ne metta, impedendo una fluidità che dia spazio ai propri desideri e alle proprie inclinazioni.
Superare i limiti del luogo in cui si vive
A molti di noi sarà capitato di sentirsi in prigione nella propria città, dove nulla accade e dove si pensa che mai nulla di eclatante e gratificante possa avvenire. Francesca, però, parallelamente al proprio percorso di scoperta intima e personale scopre in sé una caparbietà e delle risorse che la portano a partire proprio dalla sua città, a creare addirittura un festival internazionale di teatro.
Il teatro è un punto di snodo fondamentale per la crescita della scrittrice, un terreno di scambio dove tutto si sviluppa come in assenza di gravità e, soprattutto, in assenza di limiti che altri hanno scelto per noi. Un terreno di scambio che diventa presto un modo per coinvolgere tutta la cittadinanza di Lizzano e renderla una meta per tante, tantissime persone di culture differenti.
Il teatro come motore del cambiamento
È incredibile come Francesca Cavallo abbia preso in mano le redini di un’esperienza di grande lustro per la sua città e utilizzato il teatro come ponte, andando a unire aspetti personali ma anche politici grazie anche a figure istituzionali che sono state importanti per la Regione Puglia, come l’incontro fortunato con Nichi Vendola: “Questa è la politica con la P maiuscola. Quella che interpreta e restituisce. Quella che usa strumenti e risorse della pubblica amministrazione per liberare energie e mettere i cittadini nella posizione di generare cambiamento. È la politica del potere come verbo, non di strumento di oppressione e ricatto”.
La curiosità, la caparbietà e il vulcano che Francesca contiene nel cuore portano la donna a uscire dai propri confini, a sperimentarsi altrove. Fino ad arrivare oltreoceano e avviare un progetto di start up.
Non sempre le situazioni in cui si trova evolvono nella maniera sperata, ma nulla sembra scalfire il suo bisogno di costruire.
Ho un fuoco nel cassetto è un inno alla libertà
Un lavoro che rappresenta una vera e propria fonte di ispirazione. “Ho un fuoco nel cassetto” è un inno alla libertà, ad appiccare quel fuoco che è dentro di noi e che può portarci, una volta assunto il coraggio di innescarlo, in luoghi che nemmeno avremmo immaginato se fossimo restati a cuccia, nel loculo che la società e i soliti luoghi comuni vogliono per noi.
“Può capitare che la libertà ci chieda di correre. Ma è molto più comune che ci chieda di fermarci. Di fare una pausa, di tendere l’orecchio, di sentire, anche quando non sappiamo bene distinguere tra suono e rumore. Se ci fermiamo, piano piano ci diamo la possibilità di crescere, di conoscerci, di ascoltare noi stessi e quindi gli altri con una qualità nuova”.
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