Il viaggio di Dante e le diverse declinazioni enologiche di un territorio straordinario, da esplorare attraverso i vini della Cantina Salgari e della Urban Winery ZAI (parte II).
Seconda tappa per il viaggio avviato con l’articolo Tra vino e poesia: la Valpolicella e la saga famigliare di Dante.
… Però poi, si sa, non si può certo trascurare che la storia degli uomini, soprattutto in Veneto, è indissolubilmente legata alla storia del vino. E allora ogni casa, ogni villa degna di questo nome ha avuto a fianco un terrazzamento coltivato con la vite.
E così vale la pena raccontare di due modi molto diversi di produrre il vino coi tre tipici uvaggi della Valpollicella, Corvina, Rondinella e Corvinone, dei quali si ha già traccia nel 1825 grazie all’individuazione dell’ampelografo Acerbi.
La Cantina Salgari e i suoi vini fuori scala
La Cantina Salgari dal 1840 abita nella zona classica della Valpolicella, e vivendo quei luoghi da così tanto tempo ha maturato la convinzione che il vino abbia bisogno del giusto tempo per esprimere al meglio la ricchezza che proviene dalle uve.
Questa convinzione permette di trovare annate improbabili tra quelle appena messe in commercio, perché nulla viene venduto che non abbia il giusto equilibrio che solo il paziente scorrere del tempo è in grado di dare.
Ecco allora che la cantina così rinuncia a ricreare quello stile ammiccante e abboccato che va ora tanto di moda tra i produttori della Valpolicella per rendere comprensibile il vino lì prodotto a ogni latitudine, perché Salgari sceglie di essere custode delle tradizioni esercitando la pazienza antica di chi è capace di aspettare per fare del vino cosa eccelsa.
Dell’assaggio del vino prodotto dalla cantina Salgari ne abbiamo parlato qui. È stato degustato un valpolicella Classico Superiore Ripasso DOC Vajoi 2013, uvaggio Corvina, Corvinone, Rondinella.
Alla vista il vino nel bicchiere è parso essere una spremuta di rubini, data l’intensità del colore. Al naso, sebbene fosse messo in commercio da appena un anno, presentava le tipiche note regalate al vino dall’affinamento in bottiglia quali la complessità dei profumi di frutta matura, tabacco, pepe bianco, accompagnate tutte da una leggera vaniglia nel finale. In bocca il vino è caldo, morbido, elegante, persistente, complesso con un unico difetto: finisce troppo presto nel bicchiere, si ha sempre bisogno di un altro rabbocco.
La Valpolicella innovativa dei vini in lattina
E se nella Valpollicella esistono realtà così consolidate e libere dalle logiche del mercato, ce ne sono altre invece, da poco arrivate, che al mercato espressamente si rivolgono con prodotti che è possibile definire certamente nuovi per la zona.
L’Urban Winery Zai mette in commercio un vino in lattina, con certificato biologico, utilizzando buona parte degli uvaggi che vengono coltivati in Veneto e in Valpolicella. L’estetica, la comunicazione impressa sulle lattine, assieme alla cura con la quale sono stati immaginati e descritti i personaggi impressi su ogni singolo prodotto è certamente degna di nota. L’Urban Winery Zai ha il grande merito di rendere ammiccanti uvaggi vinificati in purezza, come quelli dell’uva Corvina o Garganega, che altrimenti difficilmente lo sarebbero.
Il vino in lattina che offrono è un vino sempre pronto da bere, è un vino facile, di immediata soddisfazione ed è un vino che l’oste non può dire di aver appena aperto, magari mentendo, perché una volta aperta la lattina deve essere consumata. La misura messa in commercio e quella da 250 ml, bastevole per due irrinunciabili bicchieri di vino. Non di più.
Il vino che si è avuto il piacere di assaggiare è il Corvinus, e bisogna comprendere il prodotto, perché non è certo lecito aspettarsi da quel vino la meraviglia dei sentori evoluti dovuti dall’invecchiamento col relativo stupore quando si assaggiano tali complessità nel bicchiere.
Tolte queste pretese, che si possono anche non avere rispetto a tanti altri vini messi in bottiglia, è allora possibile apprezzare quel prodotto perché si avrà sempre nel bicchiere un vino integro, fresco, di facile beva, privo dei difetti dei vini più evoluti, capace di far passare via il tempo in chiacchiere frenetiche, magari poco impegnate, in un momento che può anche non essere usuale per bere un bicchiere di vino, dato che la relativamente bassa gradazione alcolica ne permette un consumo anche fuori dagli orari più usuali.
Certo, poi, da una certa ora in avanti, quando il palato richiede al vino maggiore struttura per accomodarsi per la cena, oppure quando si ha semplicemente voglia di perdersi dentro la complessità dei profumi e nell’intensità del gusto, ecco allora che il vino in lattina mostra tutti i suoi limiti, che però non possono certo chiamarsi difetti.