La discussione sui pericoli dell’alcol non tiene conto di quanto i prodotti della vigna abbiano caratterizzato la nostra storia e la nostra cultura, con molti più benefici di quanto si pensi.
E così il vino in bella mostra sulle più disparate tavole, altari, tavolini e pavimenti dei peggio locali di Golasecca, dovrebbe cedere il posto a un più salutare bicchiere d’acqua; questo perché si dice che il vino faccia male.
Chi però vuole difenderne il consumo, senza fatica è disposto a barattare la salute dell’individuo seguendo una logica mercantile di costo-opportunità. Il mondo vino dà lavoro a tante famiglie, senza quel lavoro migliaia di famiglie morirebbero di fame, e questa morte sarebbe “una morte un po’ peggiore” di qualsiasi altra malattia causata/concausata dal consumo di vino.
Fa davvero male? Il paradosso clinico dei francesi
Altri ancora, seguendo un rigoroso metodo scientifico, perorano la causa del consumo di vino portando ad esempio il paradosso clinico dei francesi. Con tutti quei cibi grassi che consumano, statisticamente ne muoiono davvero molto pochi per problemi coronarici. Quella sopravvivenza è un risultato inatteso a cui avrà dato certamente causa il consumo di vino.
In tutti questi ragionamenti il torto maggiore che viene fatto al vino è non capire che per la società è inevitabile. Il torto maggiore che viene fatto all’uomo, invece, è non capire che, se non avesse incontrato il vino, ora vivrebbe in un mondo di certo peggiore.
Il rapporto stretto con la filosofia
Se l’uomo non avesse incontrato il vino non esisterebbe la filosofia così come oggi la conosciamo. Ragionevolmente, il pensiero di Socrate, Platone e di tutte le altre scuole filosofiche legate al loro pensiero non avrebbe mai visto la luce.
La parola greca “simposio” significa “bere in compagnia/bevuta con altri”. Se non ci fosse stata una tazza di vino al centro di quelle riunioni chi mai avrebbe avuto la pazienza di ascoltare gli altri parlare di loro stessi o di come vedevano il mondo?
Davvero Platone avrebbe ascoltato Socrate con così tanta attenzione e così a lungo da poterne divulgare il pensiero senza avere il conforto di almeno una tazza di vino? Davvero dentro il simposio, senza quella tazza di vino, qualcuno avrebbe mai avuto l’audacia di confrontarsi con l’altro con assoluta sincerità e franchezza? Probabilmente no.
Non è un caso che Platone sul simposio scriva: << Dovunque si riuniscano in simposi uomini colti e di buona estrazione non si vedano suonatrici di flauto né di arpa; al contrario essi sono perfettamente capaci di intrattenersi da soli senza queste bambinesche stupidaggini, ma solo con il suono delle loro voci, parlando a turno e ascoltando a turno e sempre con decenza anche quando hanno bevuto molto vino>>.
E non è neppure un caso che Socrate dica che: <<Il vino ammollisce e tempera lo spirito e induce gli affanni della mente ad assopirsi […] se beviamo con temperanza […] il vino invece di far violenza alla nostra ragione ci invita garbatamente a una piacevole allegria>>.
Il legame con la medicina
Senza il vino, anche la medicina nel punto in cui è adesso probabilmente non esisterebbe.
Ippocrate, padre della medicina, in quasi tutti i suoi rimedi prevedeva l’utilizzo del vino. Neppure un vino qualsiasi, ma uno specifico per la bisogna se utilizzato come antipiretico, antisettico, diuretico e così via per i più disparati impieghi curativi. Se quei rimedi non fossero stati sorretti dal vino quali effetti avrebbero mai potuto avere quelle cure? Quale medicina avrebbe mai potuto sorgere se non fosse esistito il vino? Ed ora a che punto della scienza medica saremmo se il vino non fosse esistito o non fosse stato impiegato nella pratica medica?
Ma non solo, senza il vino utilizzato come disinfettante/dissetante la società così come oggi la conosciamo probabilmente non esisterebbe.
L’approvvigionamento idrico da torrenti locali, pozzi o altre sorgenti era spesso contaminato, e il vino veniva così utilizzato o come disinfettante dell’acqua per renderla potabile, oppure veniva assunto senza pensieri per dissetarsi nella certezza di non rischiare di contrarre malattie. Insomma, senza il vino buona parte della società passata sarebbe morta per un bicchiere d’acqua oppure di sete.
L’arte: da Van Gogh a Pollock
Ma ancora non basta. Spostando il piano della rilevanza del vino da strumento pratico a genere di (s)conforto è anche facile osservare come senza il suo consumo buona parte dell’arte che oggi conosciamo non avrebbe visto la luce.
Caravaggio, Vincent Van Gogh, Amedeo Modigliani, Jackson Pollock in che modo avrebbero potuto gestire il loro genio? Sarebbero stati ugualmente capaci di vedere quello che hanno visto senza lo (s)conforto della bottiglia di vino?
E ancora, tutta la scuola dei poeti maledetti, solo per citarne una tra le tante, avrebbe mai visto la luce oppure si sarebbe dissolta nell’afasia se non avesse avuto quel genere di (s)conforto per gestire l’eccesso di talento?
Churchill e il suo storico discorso
Invece, per Tornare ai tempi moderni, è davvero plausibile ritenere che senza la doverosa razione oraria di champagne Winston Churchill avrebbe avuto quella lucida follia il 4 giugno 1940 nel pronunciare il discorso “We shall fight on the beaches” subito dopo la sconfitta di Dunkerque. Chi mai avrebbe avuto l’ardire di pronunciare queste parole nel mezzo dello sfacelo dell’Europa e nella piena e compresa solitudine della propria nazione? <<[…] noi non desisteremo né abbandoneremo. Andremo avanti fino alla fine. Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e gli oceani, combatteremo con crescente fiducia e con crescente forza nell’aria, difenderemo la nostra isola a qualunque costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sulle piste d’atterraggio, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline, noi non ci arrenderemo mai>>.
Il vino nella nostra cultura e religione
Insomma, l’uomo e il vino sono un connubio inevitabile e il secondo maggior torto che può essere fatto è dimenticare/non conoscere il passato per leggere il presente senza per loro immaginare un positivo futuro.
L’idea della salute fisica atomisticamente intesa, che vorrebbe avvicinare l’uomo astemio all’immortalità, paga inesorabilmente uno scotto di verità per la posizione che si vorrebbe assumere e che pare insostenibile.
Infatti, si narra perfino che c’è stato un tempo in cui un uomo ha trasformato l’acqua in vino e poi l’abbia bevuto, eppure si dice che sia morto per altre cause e, dopo tre giorni, alcuni addirittura giurano di averlo visto risorto e tutto sommato in buona salute.
A proposito di vino, guarda House of Wine, la prima web serie dedicata al Nettare di Bacco.