La startup lanciata alle porte di Milano sembra uscita dalla fantascienza ed è destinata a rivoluzionare il settore agricolo. Le sue insalate sono già in molti supermercati e nei ristoranti stellati.
Planet Farms la fattoria verticale. Non si trattasse di qualcosa che già si può trovare al supermercato o nei menù di ristoranti stellati, sembrerebbe un progetto fantascientifico. Per un settore tradizionale come quello agricolo, che pure negli ultimi anni si è aperto alle nuove tecnologie, l’idea di coltivare verdure in verticale, all’interno di uno stabilimento con condizioni climatiche ideali per favorire la crescita di prodotti di alta qualità e senza uso di prodotti chimici suona a dir poco rivoluzionario.
E, in effetti, quella avviata da Planet Farms, startup milanese che lo scorso ottobre ha inaugurato a Cavenago di Brianza (Monza), lungo l’autostrada Milano-Venezia, il più grande impianto di Vertical Farming in Europa e tra i più grandi al mondo, in grado di produrre 30mila confezioni di insalata al giorno, promette di essere davvero una rivoluzione. Non solo per il settore agricolo, visto che su una superficie di un ettaro l’azienda riesce a produrre quanto l’agricoltura tradizionale produce su 250-300 ettari, ma anche per quello alimentare, perché consente di produrre cibo pressoché in ogni angolo del pianeta.
L’idea del Vertical Farming
“Tutto è nato da una mia esigenza personale”, racconta Luca Travaglini, ideatore di Planet Farms, che ha fondato insieme a Daniele Benatoff. “Fino al 2014 lavoravo per il gruppo di famiglia e viaggiavo tra i 230 e i 250 giorni all’anno. Poi ho avuto un tumore dal quale sono guarito, ma che ha cambiato completamente la prospettiva di quello che facevo, spingendomi a maturare un desiderio fondamentale: dare una risposta a un diritto che quasi nessuno di noi riesce a esercitare, cioè quello di sapere da dove viene il cibo che sta mangiando”.
Lo spunto per la soluzione? È arrivato dal Giappone, dove in seguito al disastro nucleare di Fukushima e al suo impatto sull’ambiente e sulle falde acquifere si è sviluppato il fenomeno del Vertical Farming. Il modello nipponico, però, non era esportabile in Italia.
Quattro anni di ricerca
Per arrivare a un sistema adatto al nostro mercato, ma anche facilmente esportabile in ogni angolo del pianeta, Travaglini ha impiegato quattro anni, trascorsi a fare ricerca applicata con un gruppo di tecnici e ingegneri. “Tra le difficoltà c’è stata anche quella dovuta al fatto che io volevo arrivare a un prodotto che non avesse bisogno di essere lavato per essere consumato, il primo al mondo. All’inizio la famiglia e i collaboratori pensavano che fossi diventato matto, ma alla lunga ho convinto tutti”.
Il risultato è stato straordinario. Oggi il lattughino, la rucola, le foglie di senape, di quercia, di mizuna, di pak choi e di tatsoi vengono coltivati su più livelli in cui la terra è stata sostituita da substrati organici messi ad hoc per ogni singola varietà. L’acqua e l’aria all’interno dello stabilimento vengono trattate in modo da non permettere l’ingresso di tutti i patogeni che possono andare sulle colture, mentre lampade a led programmate per emulare in tutto e per tutto il ciclo del sole in una giornata di clima ideale garantiscono la fotosintesi.
Dal seme al prodotto confezionato: un modello unico
“Noi partiamo dal seme e arriviamo al prodotto confezionato, senza necessità di fare trattamenti chimici e di usare pesticidi”, sottolinea il fondatore. “L’insalata viene raccolta e impacchettata in meno di 60 secondi. Il fatto di operare in un ambiente ideale ci consente di utilizzare semi rigorosamente non trattati, che spesso l’agricoltura tradizionale non utilizza più, nonostante dal punto di vista organolettico garantiscano risultati straordinari, perché poco resistenti in campo aperto”.
Non solo. “Il fatto di produrre alle porte di una grande città come Milano riduce ulteriormente l’impatto della nostra attività, che non vuole mettersi in contrapposizione all’agricoltura tradizionale, ma integrarla”, sottolinea Travaglini, le cui insalate di alta gamma sono presenti in gran parte dei supermercati lombardi e vengono utilizzate dai grandi chef. Planet Farms e i fratelli Cerea, tre stelle Michelin con il ristorante Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo), hanno anche avviato una partnership per realizzare una piccola Vertical Farm che rifornisca il ristorante.
Ma l’avventura di Planet Farms, azienda che oggi dà lavoro a 75 persone, non finisce certo qui. “Stiamo realizzando due nuovi stabilimenti, uno lungo l’autostrada Milano-Como e l’altro vicino a Londra”, rivela il fondatore. Un primo passo all’estero al quale ne seguiranno molti altri, sempre vicino ai grandi centri urbani e partendo da quei Paesi nei quali il clima rende le coltivazioni all’aperto proibitive per buona parte dell’anno. Se non è una rivoluzione, questa.