venerdì, Novembre 14, 2025
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Il conflitto Israele-Iran: quali scenari e rischi per l’equilibrio globale

Quali sono le possibili conseguenze su scala globale di un eventuale cambio di regime? Perché i suoi effetti potrebbero addirittura sconvolgere l’attuale ordine mondiale

Negli ultimi giorni, lo scontro tra Israele e Iran ha suscitato un crescente allarme a livello internazionale, mettendo in discussione non solo la stabilità mediorientale, ma anche il già precario equilibrio geopolitico globale. In questo contesto, l’ipotesi di un regime change in Iran sembra essere una eventualità presa in considerazione, quasi una certezza se la si vede da Washington. Ma quali sono le implicazioni di un simile scenario? Attraverso un’analisi geopolitica che tiene conto delle principali potenze mondiali, emerge un quadro complesso che rischia di sconvolgere l’ordine mondiale.

1. Il Rischio di una Destabilizzazione Regionale e Globale

Un cambio di regime in Iran, come auspicato – mentre scriviamo – dall’amministrazione Trump, rappresenta una sfida tanto interna quanto esterna per il paese. L’eventuale caduta della Repubblica Islamica non solo destabilizzerebbe la regione del Golfo, già fragile a causa dei conflitti in Siria, Iraq e Yemen – senza dimenticare Libano e Gaza – ma potrebbe anche mettere in discussione l’intero ordine mondiale. L’Iran ha storicamente svolto un ruolo di bilanciamento tra le potenze sunnite e sciite, e un suo rapido declino comporterebbe una riorganizzazione forzata degli equilibri di potere regionali, con potenziali effetti globali. Se una simile transizione non fosse gestita con attenzione, potrebbe infatti innescare una serie di conflitti latenti in altre aree critiche, aggravando la già precaria situazione di sicurezza internazionale.

2. Un Accordo con Mosca: il Vantaggio a Breve Periodo per il Cremlino

L’idea di un possibile “baratto” tra la caduta del regime iraniano e una mano morbida su Mosca nel conflitto con Kiev, in vista di una vasta offensiva estiva apre a scenari che destano certamente preoccupazione. Un Iran indebolito potrebbe essere visto da Mosca come una possibilità per riequilibrare la sua influenza in Medio Oriente, potenzialmente a costo della sua alleanza con Teheran. Tuttavia, il vantaggio che un simile accordo porterebbe al Cremlino sarebbe puramente temporaneo e legato a considerazioni geopolitiche contingenti. La perdita di un partner strategico come l’Iran, anche se non sempre facile da gestire, rappresenterebbe una rinuncia alla possibilità di influenzare un’area cruciale dal punto di vista energetico e commerciale.

Il vantaggio che Mosca potrebbe ottenere nel conflitto ucraino attraverso la ricomposizione di un nuovo Medio Oriente con Israele rafforzato assieme ad  altre potenze della regione – vedi Arabia Saudita – sarebbe quindi effimero, rischiando di compromettere nel lungo periodo la sua influenza in Asia e nel Medio Oriente. Senza tralasciare che una tale ipotesi dovrebbe fare i conti con la schizofrenia strategica dell’attuale amministrazione americana la quale, ottenuto l’accordo, potrebbe senza problema alcuno ribaltare il tavolo con Mosca.

3. La Perdita per Pechino: una Situazione lose-lose per la Nuova Via della Seta

D’altro canto, la caduta della Repubblica Islamica metterebbe Pechino in una posizione difficile. L’Iran è un partner fondamentale per la strategia cinese della “Nuova Via della Seta 2.0“, poiché il paese rappresenta una delle rotte cruciali per il commercio e gli approvvigionamenti energetici. Il petrolio iraniano, a prezzo competitivo, è infatti un elemento chiave per i piani cinesi di sviluppo e di espansione commerciale in Asia e oltre. La fine del regime degli ayatollah priverebbe Pechino di una risorsa geopolitica fondamentale, creando una situazione in cui la Cina si troverebbe a fronteggiare una “lose-lose” situation: perdere una fonte di energia vitale, ma anche mettere in discussione la sua capacità di influenzare la regione e i suoi obiettivi economici legati alla Belt and Road Initiative. In questo contesto, Pechino potrebbe trovarsi costretta a cercare altre soluzioni, ma nessuna sarebbe in grado di compensare la perdita strategica che la scomparsa dell’Iran rappresenterebbe.

4. L’Effetto Domino: Nuovi Modelli di Risoluzione dei Conflitti

Un cambiamento di regime in Iran potrebbe innescare un effetto domino che modificherebbe l’approccio alla gestione dei conflitti su scala globale. Se la comunità internazionale dovesse adottare il modello della “depoliticizzazione” forzata di un regime tramite azioni esterne, altri conflitti e tensioni geopolitiche potrebbero essere risolti con la stessa logica. Questo, tuttavia, porterebbe a una crescente destabilizzazione globale, poiché il precedente di un’azione simile in Iran potrebbe essere visto come un modello replicabile in altre aree, tra cui la Corea del Nord, il Venezuela, o addirittura in alcune nazioni africane. Il rischio di innescare una reazione a catena di instabilità sarebbe molto alto, rendendo ancora più difficile il mantenimento di un ordine mondiale già in bilico.

5. Yemen: la Prossima Tessera del Domino

Infine, l’analisi geopolitica ci suggerisce che, se il cambiamento di regime in Iran dovesse concretizzarsi, lo Yemen potrebbe essere il prossimo paese a cadere nel vortice di questa destabilizzazione. Il conflitto in Yemen, che già vede coinvolti attori regionali come Arabia Saudita e Iran, rischia di intensificarsi ulteriormente. Un vuoto di potere in Iran potrebbe esacerbare la guerra civile yemenita e portare alla sua internazionalizzazione. La possibilità di un’escalation con interventi diretti di potenze globali potrebbe renderlo uno degli scenari più critici nei prossimi mesi.

Il conflitto israelo-iraniano, come catalizzatore di un possibile cambiamento di regime in Iran, potrebbe avere conseguenze devastanti non solo per la regione mediorientale, ma per l’intero ordine geopolitico. La destabilizzazione del Golfo, l’effetto domino che potrebbe contagiare altre aree e l’equilibrio precario tra le potenze globali (da Mosca a Pechino, da Washington a Tel Aviv) rappresentano sfide che i leader mondiali non possono ignorare. La geopolitica del futuro potrebbe essere scritta non solo da conflitti tra potenze, ma anche da alleanze e azioni che, se mal gestite, potrebbero compromettere definitivamente l’ordine globale.

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