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Obesità e comunicazione: perché è fondamentale pesare le parole

Chiara Alzati, esperta di Public Speaking e Comunicazione Efficace, spiega in che modo l’interlocuzione con chi si sottopone a una terapia è cruciale per la sua efficacia.

“Il post-pandemia ha tracciato, o almeno speriamo possa così confermarsi, una nuova umanizzazione del rapporto comunicativo e linguistico tra medico e paziente”. Chiara Alzati, Corporate Trainer in ambito Public Speaking e Comunicazione Efficace, tra i relatori di una due giorni di approfondimento presso la Scuola Italiana dell’Obesità alla Domus Comeliana di Pisa, introduce così un aspetto delicato e, al contempo scarsamente approfondito, relativo alla interlocuzione tra chi si sottopone a una terapia e chi è deputato alla sua cura.

“Purtroppo, succede molto spesso che, in nome della trasparenza o della eccessiva chiarezza, la comunicazione si muova lungo un solco di scarsa attenzione da parte dei sanitari. Va fatta una premessa fondamentale: stiamo parlando di un rapporto che parte generalmente sbilanciato. Il paziente che ha già ricevuto una diagnosi o sta per ascoltarla si trova in una posizione di subalternità psicologica rispetto al medico, quindi in una condizione di fragilità che non può essere trascurata. Ciò succede anche quando si tratta di una patologia considerata meno grave, ma che invece ha implicazioni personali e fisiologiche molto accentuate come può essere l’obesità”.

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Chiara Alzati

Il body shaming e lo stigma

Sono moltissimi gli individui, uomini e donne, che nel nostro Paese combattono contro questa condizione di disagio fisico, emotivo ma anche sociale per lo stigma che spesso queste persone sono costrette a subire. “Lo constatiamo quotidianamente attraverso le cronache che riportano migliaia di casi di body shaming e lo verifichiamo spesso nella nostra cerchia di relazioni e amicizie”.

Un percorso tortuoso, difficile e sofferto quello di chi decide di spogliarsi del sovrappeso per riconquistare una forma fisica più adeguata alle proprie caratteristiche fisiche. “Occorre pesare le parole, come si suol dire, e ciò, a maggior ragione, quando si accoglie un uomo o una donna che, poggiando precariamente sulla propria forza di volontà, si sottopone a terapie e diete spesso molto dure e prolungate”, sottolinea Alzati.

Come supportare il cambiamento

Prima regola, empatia e incoraggiamento. “Bastano poche semplici espressioni di comprensione e supporto che possano enfatizzare una scelta di cambiamento importante, come ad esempio ‘Posso capire perché si sente così’ e ‘Sta a lei decidere se e quando è pronto a cambiare stile di vita’. Quindi bisogna provare a esplorare le preoccupazioni del paziente rispetto all’insorgenza di possibili patologie e rinforzare la convinzione che la strada intrapresa sia un ottimo passaporto per poter godere di un buono stato di salute in futuro”.

Occorre, inoltre, tener presente come, secondo molti recenti e accreditati studi internazionali, esista una terminologia molto più gradita a chi soffre di grave sovrappeso.  “I risultati delle ricerche suggeriscono generalmente che la terminologia neutra, ad esempio ‘peso’ o ‘peso non sano’ rispetto a parole come ‘obeso’ e ‘grasso’ sono molto più accettabili”.

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Obesità e comunicazione: perché è fondamentale pesare le parole

Come sostenere la motivazione

Una modalità efficace per stimare il grado di motivazione e consapevolezza dei pazienti riguarda la somministrazione di un questionario di sondaggio preventivo.  Questo anche per rassicurare gli operatori sanitari, spesso preoccupati per il peso dei loro pazienti e in difficoltà rispetto al modo migliore per affrontare con loro l’argomento. “Si tratta di un canale di ascolto interattivo ed empatico della condizione psico-fisica della persona, attraverso il quale poter evidenziare eventuali discrepanze tra gli obiettivi personali e gli abituali comportamenti in materia di salute. In questo modo sarà più agevole per i sanitari comprendere anche con quale progressione far procedere il paziente verso la conquista di un peso maggiormente adeguato alle sue condizioni fisiche”.

Leggi anche: Dimagrire? Si può grazie al microbiota

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