Che cos’hanno in comune il Botticino, il Bianco d’Alessano e il Romagna? O, ancora, la Tintilia, il Rubicone Centesimino e il Valcamonica? Sono tutti vini a Denominazione di qualità prodotti nel nostro Paese, che spesso però nemmeno gli appassionati italiani conoscono.
Alzi infatti la mano chi può dire di averli provati tutti nel corso della propria vita. O anche solo chi saprebbe collocarli tutti correttamente nel territorio di origine.
L’ultima cosa che ci si potrebbe aspettare è quindi quella di trovarli sugli scaffali virtuali di un’enoteca inglese, accanto ai grandi classici dell’enologia italiana come Chianti, Prosecco, Franciacorta e Amarone della Valpolicella. Invece, è proprio ciò che accade su The Italian Wine, nuovo e-commerce per il mercato inglese che, rispetto alle tradizionali enoteche virtuali, ha puntato soprattutto sulla valorizzazione delle piccole produzioni di nicchia e delle cantine che fanno del legame con il territorio e con la sua storia uno degli elementi più caratterizzanti.
Ad avere l’idea geniale Matteo Pelucchi, web developer bresciano che tra il 2012 e il 2013 ha lasciato Gavardo, piccolo comune sulle colline con vista sul lago di Garda, per trasferirsi in Inghilterra, prima a Londra e poi a Brighton, località balneare sulla costa meridionale britannica a un’ora di treno dalla capitale.
“Quando sono arrivato in Inghilterra mi sono reso conto che qui al supermercato ci si trova ad acquistare per 10 sterline dei vini la cui qualità è molto lontana da quella a cui siamo abituati in Italia a parità di prezzo, e così ho cominciato a fare ordini diretti da cantine iitaliane facendomi spedire il vino nell’agenzia per la quale lavoro”, racconta Pelucchi. È così che i colleghi, inglesi e non, hanno scoperto che in quella fascia di costo era possibile ricercare un rapporto qualità-prezzo molto più soddisfacente di quello a cui li avevano abituati gli standard inglesi.
Dai primi ordini collettivi di vini dall’Italia, all’idea di trasformare questo canale in qualcosa di più strutturato, il passo è stato breve. Così come la realizzazione pratica di un’idea di fondo: valorizzare le piccole cantine con produzioni limitate che avessero alle spalle anche una tradizione famigliare, in modo da valorizzarne il legame con il territorio e la sua storia, ma anche da far vedere la faccia di chi quel vino lo produce con passione e sacrificio.
A distinguere The Italian Wine dalle altre enoteche è anche la formula scelta: nessuna gestione diretta del vino, ma semplice intermediazione tra le cantine e i consumatori finali. Un po’ come accade con Airbnb quando si affitta un immobile e con molte altre formule della cosiddetta gig economy. “Il cliente non compra da noi, ma dalla cantina, che spedisce direttamente. Quello che noi facciamo è agire da marketplace, garantendo il servizio e la qualità”, conferma Pelucchi. “Stiamo ancora andando alla scoperta di nuovi produttori: l’idea è quella di arrivare ad almeno 2-3 cantine per ogni regione, tutte con vini che abbiano un ottimo rapporto qualità-prezzo, in modo che l’utente possa fidarsi di noi quando magari vuol provare qualcosa di nuovo”.
Il tutto puntando soprattutto sulle zone meno conosciute, oltre che sui prodotti più popolari che un’enoteca non può non avere. Più un’operazione volta a diffondere la cultura del vino italiano all’estero che un’operazione commerciale, per quella che è una formula che nelle prime settimane dal lancio ha comunque già riscosso un notevole successo.
Non male per un’attività che al momento rappresenta “più che altro un hobby”, spiega Pelucchi. Ma che, a giudicare dai primi riscontri molto positivi, potrebbe diventare presto una vetrina molto ricercata per chi apprezza i vini italiani anche al di fuori del Regno Unito.