Kadyrov lascia la Cecenia. Prenderà il comando della guardia nazionale? Al suo posto Delhimkanov, premiato “Eroe della Russia” per le operazioni di Mariupol. Entrambi devono dimostrare di saper fare meglio e per questo il conflitto in Ucraina potrebbe diventare ancora più cruento. Intanto, Putin ha dichiarato di voler prendere il controllo amministrativo del Donbass entro il 15 settembre.
L’analisi politica delle dinamiche interne alla Russia in conseguenza agli eventi del 24 Febbraio, si è principalmente focalizzata sulla figura del presidente russo Vladimir Putin.
Essa – come già più volte avvenuto in passato – ha dato molto spazio a dietrologie ed analisi psicoanalitiche tali da voler giustificare la decisione unilaterale e autocratica di intraprendere la cd. Operazione militare speciale contro l’Ucraina.
Una élite frammentata
In un nostro precedente commento su queste pagine, avevamo provato a descrivere come il sistema politico istituzionale russo non fosse un monolite amministrativo-istituzionale; esso è composto da entità (leggasi élites), ed anime politico-nazionali – nella loro accezione etnico-culturale – che lo rendono un sistema di difficile comparazione con altri modelli internazionali.
Il conflitto con l’Ucraina ed il suo andamento diverso da quanto pianificato nella sua fase preliminare, stanno spostando pesi ed equilibri all’interno della (dis)omogenea leadership russa.
Un alto tasso di rotazione nella élite militare e il commissariamento di fatto di alcuni comparti delle agenzie di sicurezza del Paese hanno lasciato spazio nel panorama politico russo a forze che sin ad ora avevano sì avuto un importanza strategica nel sistema paese, ma condizionata al loro carattere regionale.
Kadyrov lascia la Cecenia
Proprio in questo contesto, il contributo in termini di forze da parte di una delle anime regionali della leadership russa, quella Cecena, ne ha fatto accrescere il suo potere politico a livello centrale.
Ed è proprio in questi termini, di riassetto politico, che va letta la dichiarazione del leader Ceceno, Ramzan Kadyrov, di voler lasciare il suo incarico dopo quindici anni. Parlando attraverso il suo canale Telegram, usando una parabola culturale, Kadyrov ha dichiarato che c’è un tempo per tutto e forse è arrivato il suo di passare la mano, prima che venga costretto a farlo.
Per lui un incarico più prestigioso
Ovviamente dietro questa dichiarazione si nasconde altro e cioè l’ambizione di arrivare a ricoprire un incarico più prestigioso a livello centrale, una sorta di riconoscimento per i servizi resi alla “patria” da parte della sua famiglia nel corso di questi vent’anni.
Secondo alcune agenzie e fonti vicine al ministero della difesa russo, questo incarico prestigioso potrebbe essere quello di Comandante generale della guardia nazionale “RosGuardia”, corpo militare di non lontana formazione – ampiamente utilizzato in Ucraina – che di fatto funge da supporto ai più antichi e prestigiosi corpi militari russi.
Nonostante la recente formazione e la poca specializzazione di questo corpo esso ha assunto nel corso di questi ultimi anni anche un ruolo politico essendo impiegato su scala nazionale contando nella propria base, una componente molto vicina e leale alla leadership.
Nuovi equilibri nell’establishment russo
L’uscita di scena di Kadyrov da leader locale, seguirebbe una certa continuità politica, in quanto sempre secondo quanto trapela da fonti ben informate, a prendere il suo posto sarebbe un suo vecchio e storico alleato, Adam Delimkhanov, deputato della Duma e anello di congiunzione tra Mosca e Grozny.
L’ascesa delle quotazioni di Kadyrov sulla scena politica russa ci mostra come il conflitto con l’Ucraina stia accelerando il processo di modifica della geografia politica del Paese, con figure monolitiche nel passato ormai decadute e relegate a comparse ed una nuova classe dirigente pronta a sostituirla.
Un cambio di scenario anche per i compattimenti
Alcuni segnali, come il decreto esecutivo del presidente di prendere sotto il controllo russo tutta la regione amministrativa del Donbass entro il 15 settembre, ci portano a pensare che questo processo influenzerà il corso degli eventi anche sul campo di battaglia.
Un possibile inasprimento dei combattimenti in alcune regioni quindi non è un’ipotesi da sottovalutare, la volontà di acquisire maggiore peso politico da parte di certe forze a scapito di altre potrebbe passare proprio dalle armi, e con questo anche un allungamento del conflitto.