Il traguardo degli ottant’anni di storia tagliato nel 2018. La capacità straordinaria di aumentare esponenzialmente la produzione e le vendite negli anni Duemila, in barba alla crisi globale e alla recessione italiana. E la soddisfazione di vedere una propria creazione al collo dell’attore Paul Bettany, tra i protagonisti dell’ultimo episodio della saga di Star Wars diretto da Ron Howard, in occasione della presentazione del film a Los Angeles.
Quella della Bigi Cravatte Milano è la storia straordinaria di una piccola realtà artigiana, nata a Milano nel 1938 e tutt’ora operativa nel capoluogo lombardo, dove la produzione si svolge interamente a mano nel laboratorio all’interno dello splendido palazzo d’epoca in Porta Ticinese. È la storia di un percorso che si è svolto lungo ottant’anni e tre generazioni, attraverso il quale questa impresa che oggi occupa 27 dipendenti e che si confronta quotidianamente con competitor di dimensioni globali è riuscita a conquistare il proprio spazio nei più lussuosi department store di Londra, Parigi, Tokyo e New York.
“Il nostro merito è quello di esserci saputi adattare ai cambiamenti del mercato senza mai snaturare le nostre caratteristiche di partenza, mantenendo pertanto una qualità e dei servizi molto forti”, spiega Stefano Bigi, amministratore unico di Bigi Cravatte Milano. “La scommessa degli ultimi anni, infatti, è stata quella di attrezzarsi per i mercati esteri, in modo da non essere più solo un laboratorio artigiano, ma una vera e propria international company”.
Una trasformazione avvenuta per piccoli passi e favorita, paradossalmente, dalla crisi. “La cravatta ha passato dei momenti difficili”, spiega Bigi, “ma adesso si è finalmente sdoganata e quindi chi la indossa lo fa per proprio piacere e non per obbligo. In un contesto del genere una realtà come la nostra riesce a fare la differenza, mentre negli anni Ottanta, quando tutti la usavano e produrre e vendere era facile, realtà come le nostre soffrivano un po’”.
Grazie alla capacità dell’azienda di guardare oltre i confini italiani che un tempo assorbivano tutta la produzione, buona parte della quale era fatta per altri marchi, negli ultimi vent’anni le cravatte firmate da Stefano Bigi e dalla sorella Paola, contitolare dell’azienda, si sono diffuse nei principali mercati internazionali, trovando fortuna in particolare in Giappone. Per trovarle è infatti necessario passare per i luoghi istituzionali dello shopping: da Barneys a New York, da Selfridges a Londra, da Printemps a Parigi, o da Isetan, vero e proprio tempio del lusso aTokyo.
“Il 90% della produzione fatta con il nostro brand va all’estero”, sottolinea l’amministratore, ammettendo che invece a Milano, dove le cravatte nascono, non è proprio facilissimo trovarle. Da un paio d’anni, però, l’azienda ha aperto il proprio atelier in viale Gian Galeazzo a Milano lanciando la filosofia dello slow commerce, un format che oggi si rivela estremamente attuale grazie alla possibilità di accedere solo su appuntamento ed effettuare così gli acquisti in completa sicurezza.
Di certo c’è che, con una produzione di 40 mila pezzi all’anno, l’azienda ha tagliato con il vento in poppa il traguardo degli ottant’anni di storia, trascorsi tutti con un filo conduttore: la passione per i materiali più belli, la ricerca della soddisfazione di clienti con stili anche molto lontani tra loro e l’assenza di compromessi quando si tratta di qualità.
“Abbiamo l’ambizione di soddisfare diversi tipi di uomini: da quello sportivo a quello super elegante”, sottolinea Bigi. I tessuti utilizzati per le creazioni firmate Bigi provengono dalla zona di Como, dove la tradizione della produzione di filati pregiati in seta affonda le sue radici nei secoli passati, e dall’Inghilterra, dove si realizzano ancora le migliori stampe antiche a mano.
“Siamo molto attenti alla filiera, e quando possibile ci affidiamo a piccole realtà”, puntualizza l’amministratore dell’azienda. “Ad esempio, per una delle ultime collezioni abbiamo utilizzato una garza che viene fatta in Italia solamente da quattro telai, e che noi proponiamo in lino e seta”.
Una produzione artigiana che richiede circa 45 minuti di tempo per ogni cravatta, tra taglio del carré, macchinatura, stiro, montatura, cucitura e attaccatura di passante ed etichette. Tempi biblici se confrontati con quelli della produzione di serie. Ma che garantiscono a chi acquista una cravatta Bigi made in Milano un prodotto unico, capace di resistere alle mode e alle nuove tendenze.
Libero, 16 giugno 2018 (ultimo aggiornamento: 13 settembre 2020)