“Per qualche ragione, vorrei essere sempre da un’altra parte. È solo la mia inquietudine, il fuoco che ho sotto il culo.” Lee Miller
Vi siete mai chiesti quanto in là possa spingere il vostro sguardo un’irrequietudine interiore che vi vorrebbe sempre in un posto diverso da quello in cui vi trovate?
Ebbene, è esattamente quel fuoco che muove ogni scelta della protagonista del libro di Serena Dandini “La vasca del Führer”, edito da Einaudi. Il titolo è già evocativo di una famosa immagine che ritrae Elizabeth “Lee” Miller immersa nella vasca dell’appartamento di Hitler a Monaco. Tutto comincia da quello scatto, costruito con una simbologia legata ai dettagli e un voluto oltraggio al luogo che ha protetto l’uomo che ha scatenato uno dei periodi più deliranti della storia dell’uomo.
Reporter di guerra per Vogue
All’epoca dello scatto Lee Miller era reporter di guerra per la rivista Vogue. Già questa associazione potrebbe risultare a gran parte dei lettori come un ossimoro. Ma, grazie a Lee Miller e ad altri reporter che come lei si sono messi in prima linea con la propria Rolleiflex, gran parte delle ferocità della distruzione di massa più efferata del secolo per mano nazista è arrivata fino ai giorni nostri sotto forma di immagini.
Ne “La vasca del Führer” l’autrice ci riporta più indietro nel tempo, consentendo al lettore una collocazione precisa del tumultuoso talento di Lee.
Ci porta ai suoi natali, all’evento segnante dell’abuso, subito a soli sette anni, che ha determinato da parte dei genitori un’educazione volta a sanare le sue ferite interiori e a supportare il suo desiderio di libertà, per quanto insolito fosse all’epoca.
Lee, con un temperamento libero e ribelle, sente il forte richiamo dell’Europa e approda a Parigi, terra fertile di stimoli per le anime artistiche come lei ed è dall’incontro con Man Ray (noto fotografo) che Lee si approccerà alla fotografia non più solo come modella.
Il linguaggio della fotografia
La fotografia diventerà il suo linguaggio, il suo modo di scrivere un tempo che sta cambiando e che sta ferocemente andando incontro al conflitto mondiale.
In una vita fatta di amori caratterizzati da repentini cambi di rotta e di umori, Lee si ritrova volontariamente in un vortice di artisti che ne determinano la fibra sensuale e creativa in un territorio che può arrivare a chiamare casa. Lee non esaurisce mai la sua fame di conoscenza e il suo bisogno di sentirsi libera.
Tutto cambia quando, alla fine del secondo conflitto mondiale, grazie al suo ruolo di reporter per la rivista Vogue e alle sue buone relazioni con le milizie che le garantiscono il lasciapassare per la prima linea, Lee affronta quasi tra i primi le atrocità del nazismo.
È uno shock irrimediabile che le provoca una forte rabbia verso il popolo tedesco, considerato connivente con quanto accaduto.
L’impossibile ritorno alla normalità
Emergono le difficoltà nel rientrare in quella che si direbbe una vita normale: in Inghilterra c’è Roland che l’attende, il futuro padre di suo figlio, ma lei come può riuscire a fargli capire che le emozioni provate hanno creato una sorta di assuefazione ?
Serena Dandini ne “La vasca del Führer” non dipinge solo il ritratto di Elizabeth Miller, ma apre le porte di un intero secolo.
Ci accoglie in un’epoca fervida, un motore per l’arte e i cambiamenti sociali. Il filo conduttore è la vita di una donna che, contravvenendo alle regole sociali, parte delle quali tacitamente sono in vigore anche ad oggi, ha bruciato più che ha potuto, ha speso l’intero suo essere senza tradirsi mai, senza deludere mai il demone dell’irrequietudine che l’ha guidata fin dove pochi possono arrivare.
L’autrice lascia trapelare tutto l’amore che ha evidentemente provato verso la protagonista, al punto di percorrerne i passi, di fare capolino con le proprie riflessioni ed emergere con i parallelismi che accomunano la sua vita a quella di Lee. Il romanzo ideale per gli amanti della storia, della fotografia e delle anime che bruciano.