Andrea Pietrini (YOURgroup): “Le aziende si dotino delle giuste competenze per cogliere le opportunità dei temi ESG”.
Perché i fondi attenti all’ambiente guadagnano di più? La Finanza segue il trend della sostenibilità. È un dato che oggi gli investitori siano sempre più attenti a intervenire quando il ritorno dei loro capitali non solo sia di carattere economico ma anche di natura ambientale e sociale. Un concetto sintetizzato nell’acronimo ESG, dietro e dentro al quale si celano tre termini molto chiari: Environmental (Ambiente), Social, e Governance, tre dimensioni fondamentali per verificare l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di una organizzazione. I fondi che investono in società con una politica ESG dinamica e certificata hanno rilevato aumenti degli indici di riferimento nell’arco temporale di più anni e non solo nell’ultimo anno. A livello globale il 25% degli attivi gestiti risponde a criteri ESG e si stima che entro il 2025 le masse gestite in prodotti ESG possano crescere del 50%.
“A fronte della crisi generata dal Covid” sottolinea Andrea Pietrini, Chairman di YOURgroup, la prima società italiana di Fractional Executive, “centinaia di società sono state costrette a rivedere e modificare il proprio rapporto con clienti, dipendenti, fornitori e l’intera comunità. Un processo che ha portato molte imprese a ripensare e valorizzare realmente la relazione con gli stakeholder, registrando performance migliori rispetto alla ripresa e emergendo con più forza nell’immediato post-crisi. Non solo e non soltanto profitto, ma dialogo con le comunità esterne, attenzione agli impatti ambientali, valorizzazione delle risorse umane, ecosostenibilità delle infrastrutture. Potremmo definirlo come un nuovo paradigma finanziario oramai ineluttabile. In questo contesto, i fondi di investimento sostenibile si sono dimostrati molto più performanti nel gestire i rischi e riescono a generare rendimenti più resilienti, proprio perché sostengono e finanziano le imprese più attente alle ricadute ambientali del proprio operato e aprono canali di comunicazione e intervento con le comunità all’interno delle quali è inserita la propria attività”.
Stando a recenti dati rilanciati Opimas, gli investimenti “sostenibili” sono passati da quasi 23 mila miliardi nel 2016 a oltre 40mila miliardi nel 2020, ed è improbabile che questo trend possa rallentare, anzi. Un dato su tutti evidenzia come il 78% dei fondi o dei capitale venture ritiene che gli investimenti sostenibili conferiscano un valore aggiunto.
“È prevedibile, anche a fronte dei nuovi piani legati al PNRR, che sempre più investitori si orienteranno a individuare soluzioni innovative e virtuose anziché continuare a immettere capitale nei business tradizionali che sembrano oramai destinati a rendimenti sempre più esigui”, prosegue Petrini. “Da questo punto di vista le imprese devono imparare a essere più lungimiranti, con prospettive di sviluppo più a lungo termine. Se ciò che manca può essere la capacità progettuale per rivedere i propri business and industrial plan alla luce degli ESG allora un suggerimento, in questo senso potrebbe quello di introdurre nell’organigramma aziendale, anche per periodi brevi e focalizzati su progetti specifici, profili manageriali tecnici capaci di pianificare azioni finalizzate a migliorare i livelli di sostenibilità dell’operatività aziendale”.
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