Dopo essere stata leader nella produzione di cassette tra gli anni 80 e 90, quando l’azienda produceva un milione di pezzi alla settimana, la F.lli Marchessi di Cassina de’ Pecchi (in provincia di Milano) si è specializzata nella produzione di articoli tecnici
Dalla cantina di casa, dove negli anni Settanta i fratelli Pio e Giuseppe Marchesi avevano cominciato a far funzionare una prima pressa meccanica che stampava scherzi di carnevale e giocattoli in plastica, ai più importanti marchi di elettrodomestici e sistemi antincendio, che oggi utilizzano parti di metallo sovrastampato per le componenti interne e le manopole di lavastoviglie e frigoriferi industriali. Il tutto passando per un’adozione a dir poco pionieristica dei robot in azienda e per la leadership nella produzione di un articolo che i più giovani stenteranno a inquadrare, ma che agli over 30 risveglierà ricordi e nostalgie dei tempi che furono: la musicassetta con nastro magnetico.
Se non fosse una storia tutta milanese, o più precisamente di Cassina de’ Pecchi, comune alla periferia Est di Milano, quella di F.lli Marchesi potrebbe tranquillamente essere la tipica avventura imprenditoriale baciata dal sogno americano. Invece, questa storica realtà specializzata nello stampaggio delle materie plastiche, che giusto lo scorso anno ha tagliato il traguardo del mezzo secolo di attività, rappresenta un caso emblematico di Pmi nostrana capace di avere un impatto sul proprio settore molto più forte di quanto le dimensioni lascerebbero intendere.
A dispetto dei 18 dipendenti impiegati attualmente, F.lli Marchesi è infatti un’azienda all’avanguardia nella produzione di articoli tecnici e di alta precisione. “Per intenderci, produciamo tutte quelle parti che magari possono costare pochi centesimi al pezzo, ma che se si rompono rischiano di tenere ferme macchine da centinaia di migliaia di euro”, spiega Teodora Marchesi.
Figlia di Pio, che ancora oggi “resta un punto di riferimento per i nostri clienti storici”, sottolinea, è lei, insieme al fratello Valerio e al marito, Antonio Loiacono, a mandare avanti l’azienda fondata dal padre e dallo zio nel 1970, che oggi è associata ad A.P.I., l’Associazione delle Piccole e Medie Industrie.
“Nei primi anni di attività nella villetta plurifamigliare di mio nonno erano arrivate a lavorare contemporaneamente fino a sette presse, tanto che mio padre e mio zio avevano anche preso in prestito un garage dei vicini per tenerci i materiali”, racconta divertita. “Poi, nel corso degli anni Settanta, si decise di costruire un capannone lungo il Naviglio Martesana, dove all’inizio degli anni Ottanta ebbe inizio la produzione di musicassette e astucci, che per una ventina d’anni ha rappresentato il principale impegno dell’azienda”.
Complice il boom delle autoradio e la possibilità che offrivano le cassette di registrare la musica su un supporto decisamente più agile di un disco 33 giri, tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso la richiesta di questo articolo raggiunse punte estreme. “In quegli anni l’azienda produceva circa un milione di cassette e un milione di astucci a settimana”, conferma Loiacono, “destinate sia al mercato nazionale, sia a quello internazionale, a partire da Inghilterra e Francia, fino al Nord Africa e alle varie colonie francesi in tutto il mondo. Tra i clienti c’erano anche tanti nomi importanti”.
Fondamentale per il successo dell’azienda, che produceva 24 ore su 24 e sette giorni su sette, la scelta di puntare sull’automazione. “All’epoca era una cosa decisamente pionieristica, perché la prassi era ancora quella di dare le parti da montare a persone che lo facevano a casa propria”, sottolinea Loiacono. “Noi, invece, decidemmo di investire nei robot, uscendo dalla logica dell’aziendina di quartiere”.
Il vero momento di svolta arrivò però tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, quando la progressiva diffusione del compact disc mandò in pensione le vecchie cassette. “Fu allora che la scelta del fondatore di non abbandonare i vecchi clienti, e di continuare a lavorare per loro anche quando la produzione di cassette ci impegnava senza sosta, si rivelò vitale”, spiega Loiacono. “Nel frattempo molte di quelle realtà erano cresciute e si sono trasformate in grandi aziende che puntano molto sulla qualità, cosa che noi siamo in grado di garantire anche grazie a varie certificazioni”.
È così che anche nell’annus horribilis 2020, scandito dalla pandemia globale e dal crollo del Pil mondiale, la F.lli Marchesi è riuscita a chiudere con il fatturato in linea con quello del 2019. E a difendere una produzione che finisce in Italia e all’estero e che continua a restare molto richiesta proprio in nome della qualità.
Articolo pubblicato su Libero nella rubrica Geni Lombardi il 9 gennaio 2021