Elon Musk ne ha fatta un’altra delle sue. Gli è sfuggito di aver investito 1,5 miliardi di dollari di utili Tesla in Bitcoin. Ne hanno parlato in tanti e non siamo qui per discutere la notizia in sé, ma per approfittare di questa notizia per aprire una finestra sul mondo delle cripto a chi ancora non le conosce. Con questa nuova rubrica cripto, affidata al nostro esperto Mauro Poltronieri, partiamo dalle domande più semplici e proviamo a interpretare il comportamento del patron di Tesla.
Che cosa sono le criptovalute?
Bitcoin, Tesla ed Elon Musk: si parte da qui per aprirsi a uno scenario molto più ampio. Le cripto non sono altro che monete virtuali con una particolare caratteristica: non vengono emesse e controllate da una struttura centrale, come una banca o un Governo, ma sono gestite da un network di server, la cosiddetta “Blockchain”. Sulle criptovalute si può investire o fare trading come sulle valute tradizionali, ma hanno molto più in comune con le materie prime, come l’oro, piuttosto che con queste ultime. Questo perché il loro andamento non è direttamente collegato ad un determinato contesto economico, nazionale o internazionale, e perché il loro valore non risente in maniera diretta delle oscillazioni relative ai tassi di interesse e alle politiche monetarie. Le criptovalute più comuni, cioè quelle che hanno una capitalizzazione di mercato importante, sono: Bitcoin, Litecoin, Ether e Stellar.
Le mosse di Mr Tesla
Bitcoin, Tesla ed Elon Musk. Se le consideriamo al pari delle valute, ma in formato digitale, verrebbe subito da chiedersi come mai Elon Musk abbia sentito il bisogno di dichiarare urbi et orbi che una delle sue aziende ha cambiato da Euro a Dollari parte del suo utile. Sarebbe una cosa abbastanza comune, normale, persino ovvia per importi di tali entità. Ma se si parla di Bitcoin, allora la cosa cambia. Perché il mercato delle criptovalute muove, nel suo complesso, una piccolissima parte del denaro investito nel mondo. Il solo mercato dell’oro, per capirci, è enormemente più ampio.
Allora perchè a Musk è capitato di “lasciarsi sfuggire” questo dettaglio? La prima ragione è che, essendo lui un influencer dal peso non indifferente, con la sua dichiarazione ha fatto crescere la quotazione del Bitcoin di un 20% in poco meno di una giornata, come era prevedibile. La seconda ragione, forse ancora più interessante della prima, è che lo ha fatto soprattutto perché crede, come tutti i nerd (e i nerd rimangono sempre nerd, anche quelli che ce la fanno come lui), che queste monete digitali saranno molto importanti in futuro. E lui è uno che ama guardare al futuro, interpretarlo e, perché no, anche raccontarlo e condividerlo.
Lo sguardo rivolto al futuro
Le criptovalute però non sono esattamente equiparabili alle normali valute. Non cambia solo il formato, cambia il mercato stesso nel quale ci muoviamo e se si decide di entrare in questo mercato occorre essere a conoscenza del fatto che si tratta di un mercato volatile, dunque rischioso. Anzi, molto rischioso.
Che ci sia del genio nell’idea stessa di creare una moneta digitale è fuori discussione. Che questo genio possa determinare le sorti del futuro economico dell’umanità è ancora una scommessa, ma noi di Notizie Geniali abbiamo voluto provare a sfruttare la tecnologia collegata ai Bitcoin, per testare una nuova forma di investimento ad alto rischio. Si chiama “staking” e presto ve ne parleremo nel dettaglio, ma non prima di aver condiviso le basi del mondo cripto.
Quanto costa un Bitcoin?
Una volta compreso di cosa si tratta esattamente, questa è la prima domanda che dobbiamo farci. E lo facciamo prendendo ad esempio la più importante delle criptovalute sul mercato. La domanda ha due differenti risposte. La prima è relativa al valore reale, di acquisto di un Bitcoin, che cambia ogni giorno, ogni ora…. persino ogni secondo. La seconda, e forse la più importante, è quanto costa produrre un bitcoin che poi viene venduto al prezzo di mercato.
L’impatto ambientale delle criptovalute
Perchè le criptovalute si producono. Così come ogni moneta coniata da ogni banca centrale, il Bitcoin viene coniato dalla blockchain che ne governa l’esistenza stessa. Perché possa crearlo, però, questa complessa rete informatica deve risolvere una serie di calcoli così complessi da aver bisogno di un’enorme potenza di calcolo, che può essere ottenuta solo da una condivisione di computer: una rete di server. Peccato che questi consumino elevatissimi kw energetici, cosa che si ripercuote sul pianeta in termini di emissioni di CO2. L’impronta ecologica di Bitcoin, misurata in emissioni di CO2, sfiora infatti 37 Milioni di tonnellate all’anno.
Una quantità impressionante. Che corrisponde “all’impatto ambientale di una nazione come la Nuova Zelanda” (dati di Digiconomist). E stiamo parlando dei soli Bitcoin. Ma sappiamo che ci sono migliaia di valute virtuali disponibili, quindi il costo reale per l’ambiente è forse superiore al valore di mercato della valuta stessa
Un nuovo sistema di produzione
Chi inventa le criptovalute, ha capito che questo sistema di produzione non è sostenibile nel lungo periodo e ha così realizzato un nuovo sistema di produzione, basato sull’acronimo “PoS” ovvero Proof of Staking. Che cosa significa Proof of Staking? Significa che per produrre una moneta di una determinata valuta basterà versare una quantità di valuta stessa, o un insieme di valute, che genereranno un “interesse” nella valuta che stiamo producendo.
Bitcoin, Tesla ed Elon Musk. Se vi interessa l’argomento, presto avrete tutti i dettagli su come iniziare, quali applicazioni ci sembrano più indicate per partire e quali sono gli errori più comuni, nei quali anche noi siamo cascati almeno una volta. Stay tuned.