Sul palco dello storico teatro milanese sono nate le stelle di Checco Zalone, Geppi Cucciari e di tanti altri. Ma ora tutto è fermo. E lui ha avuto un’idea geniale: un “censimento”, mai fatto prima, di tutti i comici italiani.
Se vogliamo dirla con una battuta, c’è poco da ridere. Ma visto che stiamo parlando di comicità non è delle più felici. Perché se il teatro e il cinema chiusi da un anno piangono, anche il cabaret purtroppo non sta affatto bene. Ne parliamo con Giancarlo Bozzo, 68 anni, nato a Camogli ma meneghino d’adozione, ideatore e direttore artistico di Zelig, da più di trent’anni il “cabaret” di Milano e poi, grazie alla tv, di tutta Italia. Uno, per capirci, che ha scoperto talenti comici come Checco Zalone a Geppi Cucciari. Sul palco del teatro storico milanese sono nate le stelle della comicità italia.
Giancarlo Bozzo, come vede il difficile momento?
“Siamo fermi ormai da un anno, la vedo male ovviamente. Spiace ripetere gli stessi concetti: lo spettacolo, inteso come cinema, teatro, cabaret, show e musica dal vivo, è considerato l’ultimo della fila. I cosiddetti ristori, che pure nel nostro settore arrivano poco e male, non bastano. Ora il ministro Franceschini parla di una possibile apertura il 27 marzo (sole nelle regioni gialle), ma pur ammettendo una ripresa in aprile farlo con una capienza di posti del 25% equivale a lavorare in perdita. Che dire, speriamo nei vaccini”.
Si spera anche in qualche idea geniale per risollevare il mondo della cultura. Lei ne ha avute tante nella sua lunga carriera.
“Beh, il successo di Zelig lo dimostra, ma noi abbiamo il compito di inventarci sempre cose nuove. La comicità, attraverso la satira e gli sketch, è come la musica: regala emozioni. In questa “pausa”, chiamiamola così, mi è venuta un’idea: sto facendo una censimento dei comici italiani. Ho già 750 schede, ed è solo un terzo di quelli che fanno questo mestiere, credo. Ho chiesto a tutti di partecipare e di rispondermi (anzi, approfitto per dare a tutti il mio indirizzo mail: giancarlo.bozzo@zeligmedia.it). La mia vuole essere anche un’iniziativa per capire in quanti sono fermi causa pandemia, per organizzare forme di sostegno economico e per capire che laboratori di comicità sono attivi in Italia. E’ una cosa che non è mai stata fatta prima. E che tra l’altro mi sta riservando sorprese: strano, ma la maggior parte dei comici sono nati tutti tra giugno e settembre. Curioso, no?”.
Lascio all’astrologia ogni conclusione. Piuttosto, ci racconti un po’ la storia di Zelig.
“Tutto è nato nel 1986 nel locale di viale Monza 140, sto parlando dello storico teatro. Quando mi è venuta l’idea di creare un cabaret, ho contattato Gino & Michele, e poi un gruppo di artisti come Claudio Bisio, Silvio Orlando, Bebo Storti. Tantissimi i comici che sono arrivati sul palco, anche perché il Derby stava chiudendo, e via via molti di loro qui hanno incontrato il grande successo. Antonio Albanese, Gene Gnocchi, Giole Dix, Vergassola e molti altri. Poi, nel 1996, è iniziata l’avventura in tv, prima su Italia 1 e poi su Canale 5 in prima serata. Un successo incredibile fino al 2016, quando abbiamo iniziato una nostra produzione, Zelig Tv, altra avventura ormai finita”.
Zelig, in teatro e poi in tutte le case grazie alla tivù, è stata una fabbrica di talenti. Come li scopriva?
“Facevo dei laboratori con provini in giro per l’Italia. Laboratori che poi sono continuati e che solo la pandemia purtroppo ha fermato. E’ da qui che nasceva il nostro cast per la prima serata, e naturalmente è da qui che è nata la stella di Checco Zalone. La lista è comunque molto lunga: Aldo, Giovanni e Giacomo, Ale e Franz, Mr. Forrest, Teresa Mannino, Geppi Cucciari, Maurizio Lastrico, Antonio Ornano. Tutti fuoriclasse della comicità”.
E adesso? Che succede?
“Adesso vendiamo prodotti che produciamo noi. Non solo puntando sulla comicità, ma anche sulla commedia e l’arte.
Seguiamo molti nostri artisti, alcuni sono tra i concorrenti di Italia’s Got Talent. Guardando indietro, non posso dimenticare anche i miei fiori all’occhiello come capo progetto e direttore artistico: la sitcom “Belli dentro”, e il programma “Buona la prima!” con Ale & Franz, Alessandro Betti e Katia Follesa. E comunque il teatro resta la mia priorità… se solo si potesse tornare a fare laboratori in giro come talent scout e si potesse tornare sul palco con un pubblico davanti”.
A proposito, cosa ne pensa di questo Sanremo andato in onda ma senza il pubblico in sala? Andava comunque fatto?
“Mah, ormai Sanremo è solo uno show televisivo, cambia poco che ci sia o no il pubblico all’Ariston. Io dico che sì, andava fatto: almeno qualcuno ha lavorato. Visti i tempi, non è poco. E sono comunque contento che questa volta abbiano vinto i rockettari”.
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