Bene, benissimo. Animo, animo. Finalmente in pochi! Se si volesse cercare qualcosa di consolatorio in questa situazione e nei limiti imposti dal Dpcm natalizio, c’è che non rischieremo di dover condividere la bottiglia più pregiata della nostra cantina con qualcuno che non è in grado di distinguere uno Champagne da un Prosecco.
L’anno giusto per i cenoni solitari (dedicati alla degustazione)
Accantonati parenti, cugini, affini fino al sesto grado, scampate tavolate così lunghe che per vederne la fine bisognava cambiare fuso orario, ecco la giusta intimità, con un piccolo gruzzolo da investire per se stessi, per coccolarsi un poco. Che poi poco non è. Anzi, come ha raccontato Silvia Golfari nel suo articolo, potrebbe essere una cifra ragguardevole quella da destinare a Bacco.
Quando arrivano le feste, ma lo vedremo tra poco, il maggiore cruccio per chi vorrebbe avere l’occasione di bere del vino è quello di non poter fare delle degustazioni decenti. Per numero di partecipanti a tavola, per asimmetria nel prestigio della bottiglia che i vari commensali portano da casa, per genuino e comprensibile disinteresse dei partecipanti al trastullo dei sentori di muschi e licheni, spesso si rinuncia a condividere proprio quelle bottiglie che sarebbero state acquistate per essere aperte in queste occasioni speciali.
Accade così che nelle cantine di ciascuno vivano soli e abbandonati piccoli tesori impolverati, che hanno bisogno di una buona scusa per essere bevuti. L’approssimarsi della fine di quest’anno, allora, può offrire l’opportunità per riesumare quelle bottiglie conservate per anni e anni. Bisogna agire subito. Prima che sia troppo tardi. Prima che l’invecchiamento porti aceto.
Ai più avveduti la ricognizione in cantina può regalare una degustazione verticale e orizzontale con pochi e selezionati commensali, con i quali riscoprire tesori nascosti, talvolta dimenticati, scelti in un passato più o meno recente immaginando di berli in chissà quale occasione. Di certo non per quella che si andrà a celebrare: a mai più 2020!
Degustazione verticale e orizzontale
La degustazione verticale è un po’ come se fosse una cena in famiglia. Si prende lo stesso vino, si inizia a stappare l’annata più recente fino a spostarsi a quella più vecchia che si ha a disposizione. Con una bottiglia si andrà più d’accordo che con l’altra, ma come in ogni buona famiglia tutte le bottiglie sono indispensabili.
La degustazione orizzontale, invece, è come se fosse una cena tra amici, buoni amici con gusti simili. Si sceglie un uvaggio o una tipologia di vino e ne vengono degustati diversi dello stesso tipo. È meno complicata di una cena in famiglia perché, per la strada, una buona bottiglia per uvaggio o tipologia di vino è sempre possibile trovarla.
In entrambi i casi, che si decida di viaggiare per vie orizzontali o verticali, il confronto tra una bottiglia e l’altra offrirà la rara esperienza di poter cogliere le diversità tra gli anni che passano o tra stili diversi.
Per chi invece non avesse bottiglie impolverate da riesumare, comprensibile ahinoi, val forse la pena reinvestire il piccolo gruzzolo risparmiato a causa dell’impossibilità di festeggiare con la famiglia allargata. Punto di partenza potrebbe essere il Piemonte, premiando il Barolo e due stili tra loro differenti.
Barolo
Silvano Bolmida, Cru’ “Bussia” Riserva Monforte d’Alba, ci regala un Barolo che al naso ha spiccate note balsamiche di salvia, timo, erbe aromatiche e frutti rossi. In bocca sono facilmente riconoscibili i sentori di ciliegia e spezie, questi intrecciati in una trama di notevole eleganza lunga e persistente.
La cantina Le Strette, invece, produce il Barolo Corini Pallaretta, che abbandona le note balsamiche per richiamare al naso nitide note floreali e mentolate. In bocca, poi, sono marcati i sentori di liquirizia, chiodo di garofano, humus, talco e frutto rosso. La struttura del vino è imponente e in bocca se ne percepisce l’ampiezza.
Bollicine
Per non rinunciare alla rivincita, invece, ma ne avevamo già parlato qui, è doveroso anche regalarsi due bolle metodo classico. L’uvaggio suggerito è il Pinot nero nello stile pas dosè.
La prima bolla batte una zona ingiustamente sottovalutata, l’Oltrepò Pavese. Lì si trova “Farfalla” Ballabio. La bollicina ha un bouquet ricco nel quale sono immediatamente percepibili le tipiche note di crosta di pane, frutta matura e sentori di tostatura. In bocca è elegante, verticale con un finale fresco e persistente.
La seconda bolla la troviamo in Piemonte ed è Fontanafredda Alta Langa Gatinera Brut Nature 2011. La bollicina è dotata di profumi di grande intensità e complessità che ricordano con prevalenza la frutta a polpa bianca come la pesca e la pera, la frutta secca tostata e il pane fresco. In bocca si avverte la grande struttura tipica del Pinot nero e il retrogusto è lungo e persistente con sensazioni sapide e speziate.
Bottiglie valide anche per chi magari si troverà a trascorrere il Natale da solo o in coppia. Una cosa è certa, per la maggior parte di noi questo è sicuramente un anno da dimenticare e perché non farlo con gran classe? Charles Bukowski diceva: “Quando sei felice bevi per festeggiare. Quando sei triste bevi per dimenticare. Quando non hai nulla per essere triste o essere felice, bevi per fare accadere qualcosa”.