Mogol, presidente della Siae, parla di un 2020 da dimenticare. Gli attori si mobilitano aderendo alla campagna del 22 febbraio: teatri aperti. E intanto anche Sanremo s’è dovuto arrendere: il Festival dei tamponi sarà (solo) uno spettacolo televisivo.
Lo spettacolo deve continuare per tutti non solo per Sanremo. Eventi ridotti del 70%, ingressi crollati del 73%. Dal cinema al teatro, dai concerti alle mostre l’anno da poco alle spalle è stato per lo spettacolo l’anno più buio. In fumo oltre 4,1 miliardi di euro. Un bollettino di guerra, certificato dai recenti dati della Siae.
“Per i creatori della felicità che sono i compositori e gli artisti del teatro, del cinema e della musica, nonché per i tanti lavoratori che ne supportano l’attività, un prezzo altissimo da pagare”, sottolinea amaramente il presidente Mogol che pure confida ancora in un riscatto.
In attesa degli indennizzi che il nuovo acclamatissimo presidente del Consiglio Mario Draghi preferisce non chiamare ristori (termine che sa di soldi a pioggia troppo intermittente), inumeri parlano di un disastro annunciato.
Teatri aperti lunedì 22 febbraio
Che fare? L’ultimo appello per salvare il salvabile e ripartire con uno straccio di idea più o meno geniale arriva dagli attori italiani. Hanno aderito alla campagna dell’Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo (Unita): Facciamo luce sul teatro. Lo spettacolo deve continuare per tutti non solo Sanremo
Il 22 febbraio dalle 19.30 alle 21.30 grandi e piccole sale teatrali resteranno accese, illuminate e aperte simbolicamente per dimostrare il bisogno di una riapertura in sicurezza dopo un anno di sipari calati.
Un invito, rivolto a artisti, maestranze dello spettacolo e cittadini. Si vogliono smuovere le acque stagnanti in cui s’è impantanata la cultura di questo Paese.
Il mondo dello spettacolo si mobilita
Servirà questa mobilitazione, appoggiata da attori famosi come Fabrizio Gifuni, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Cristiana Capotondi (e molti altri), ad accendere una luce si speranza per un settore in ginocchio?
O hanno ragione i più scettici, quelli che come il regista Pupi Avati ritengono che la disaffezione nei confronti delle sale cinematografiche e teatrali sia purtroppo irreversibile?
Sanremo si farà, ma senza pubblico
Teatri off limits, dunque. Con una sola controversa eccezione: l’Ariston di Sanremo. Che, è vero, dovrà fare a meno del pubblico (dentro e fuori). Ma comunque si trasformerà magicamente per l’occasione in una sorta di studio televisivo.
Fake news, colpi di scena e delusioni, come il rifiuto di Adriano Celentano e Roberto Benigni a salire sul palco come super ospiti, ma ci saranno Zlatan Ibrahimovic e pure Sinisa Mihajlovic.
La kermesse canora in programma dal 2 al 6 marzo sarà di fatto “solo” uno show da vedere in tivù. Con beneficio della Rai che l’anno scorso ha incassato 37 milioni di introiti pubblicitari. Ma lo spettacolo deve continuare per tutti non solo Sanremo
Il festival dei tamponi
Ma la collaudata coppia Amadeus-Fiorello basterà per risollevare un Festival nato sotto un cattivo virus e che sta trasformando la città dei fiori nella città dei tamponi?
A proposito dei rigidi controlli sanitari a cui sono sottoposti tutti coloro che varcano l’ingresso del blindatissimo Ariston, l’altro giorno s’era temuto il peggio.
Il Festival non è ancora decollato ed era arrivata la notizia di un contagiato tra gli artisti in gara. Uno dei componenti della band degli Extraliscio, il “biondo” Moreno Conficconi, era risultato positivo.
Il cantante del gruppo è però poi risultato negativo al tampone molecolare. Allarme rientrato, e menomale. A Sanremo l’atmosfera resta comunque pesante. I prossimi dieci giorni saranno una corsa a ostacoli e Amadeus pare tocchi ferro tutte le mattine.
L’altra protesta viaggia su due ruote
Chi non si fermerà sarà la protesta dei lavoratori dello spettacolo. Soprattutto di quelli meno noti, che sono stufi di essere considerati di serie B mentre all’Ariston le telecamere di accenderanno. Non solo teatri illuminati, già.
Un gruppo agguerrito di artisti e tecnici partirà in bici da Milano il 24 febbraio per arrivare, dopo sei tappe, il primo marzo a Sanremo.
“L’ultima ruota”, l’hanno chiamata questa carovana che vuole fare sentire la voce degli esclusi. Sanremo sarà pure Sanremo, ma almeno serva per fare da grancassa al malcontento generale del settore. The show must go on? Lo sia per tutti.